Etichette olio extravergine di oliva biologico. Come imparare a leggerle?
Etichette olio extravergine di oliva biologico: cosa bisogna cercare?
Le etichette dell’olio extravergine di oliva biologico sono obbligatorie per la legge italiana ed europea. Proprio come avviene per tutti i prodotti messi in commercio, è necessario indicare alcune caratteristiche e provenienza. Continuando a leggere ti aiuteremo a capire:
Etichettatura olio: le regole contenute nella direttiva europea
Le etichette olio extravergine di oliva biologico non vanno indicate seguendo soltanto le regole del marketing. Il nome del brand, l’immagine coordinata e la grafica sono certamente caratteristiche importanti da non sottovalutare.
Servono, però, altre caratteristiche che sono indicate nel Regolamento CE n. 2092/91. “Sfumature” per molti ma che, sapendole leggere, tracciano differenze sostanziali.
Tra le altre informazioni, per l’olio di oliva, dovranno essere presenti:
- il numero dell’autorizzazione ministeriale e il relativo codice;
- la dizione “F” in caso di prodotti freschi e “7” per quelli trasformati;
- il nome dell’organismo di controllo e il relativo codice identificativo;
- il termine minimo di conservazione;
- la data di imbottigliamento dell’olio (valido solo per i prodotti DOP);
- il numero del lotto.

Nell’etichetta olio extravergine di oliva biologico dovrà, dunque, essere ben chiaro che si tratta di polpa di olive spremute. Una garanzia che devi verificare al primo acquisto e che ti garantisce anche per il futuro.
Le imprese che, come l’azienda agricola Plumeri, scelgono di commercializzare prodotti biologici accettano di essere periodicamente monitorate dalle istituzioni. Una “visita” rassicura il consumatore e che non preoccupa chi ama il proprio lavoro e lo svolge con serietà.
Produrre olio extravergine di oliva biologico non è solo un modo per fare business ma un atto di amore nei confronti dei consumatori. A tavola, versando l’olio, si deve distinguere il sapore della polpa di quel frutto verde che cresce sugli alberi.
Olio EVO: quanto è importante la provenienza?
L’indicazione dell’origine delle materie prime è fondamentale in un’etichetta. Il consumatore, infatti, deve sapere se quelle olive provengono, per fare un esempio, dall’azienda Plumeri in Sicilia o dall’estero.
Ti fideresti di un olio che presenta la dicitura “miscela di oli comunitari ed extra comunitari”? O, piuttosto, preferisci una chiara identificazione come, ad esempio, “olive di Villalba (CL)”?
Comprare i prodotti italiani non è solo un’opportunità per far crescere le proprie aziende e il PIL nazionale. Acquistare olio extravergine di oliva biologico italiano vuol dire avere la certezza di un prodotto di qualità.
Una tradizione culturale che, nei secoli, si è perfezionata rimanendo sempre fedele alla qualità. Una spremitura limpida e pura al 100%. Annusando l’olio crudo si deve sentire il profumo tipico delle campagne del nostro meridione. Una sensazione che ti inebria fino a farti avvertire il tepore del sole che fa crescere i frutti sugli alberi.
Quando l’olio extravergine di oliva è “biologico”?
Il regolamento comunitario prevede che si possa includere la metodologia di produzione nell’etichetta di olio extravergine di oliva biologico. Per fare un esempio è possibile trovare la dizione “olive da tavola da agricoltura biologica”. Una definizione che, però, non può essere sintetizzata in “olive da tavola biologiche”. Questa precisazione non racconta nulla sulla modalità di preparazione dell’olio e gestione dei frutti. Che tipo di spremitura viene effettuata? Esistono aggiunte?
L’azienda agricola, scegliendo di includere questa definizione, si impegna a produrre i frutti seguendo delle regole tipiche dell’agricoltura biologica. Si esclude, inoltre, la presenza di pesticidi o di sostanze chimiche dannose per l’organismo. Un metodo che segna un ritorno alla tradizione e alla genuinità.
Gli standard di qualità, invece, sono regolati nel Decreto Legislativo 109/92. Autorizzazioni di etichettatura concesse solo se almeno il 95% dei prodotti proviene da agricoltura biologica. La percentuale restante, proprio come previsto dall’Allegato VI del Regolamento CE n. 1935/95, è composto da acqua, sale, aromi o ingredienti anche non europei. Questo, però, non deve bastare per lasciare tranquillo il consumatore. Con la salute è meglio non scendere a compromessi.
Perché scegliere “al buio” se hai la possibilità di affidarti a un olio extravergine di oliva biologico siciliano puro al 100%? Il D.L. appena citato, infatti, autorizza le aziende ad aggiungere alimenti “preparati” o “importati”. Questo fa dedurre che non si tratta esclusivamente di olive italiane e che la miscela può essere ricavata da raccolti differenti. Ne consegue una perdita della tipicità, delle caratteristiche organolettiche e di quelle olfattive.
Un olio extravergine di olive biologico, invece, è quello che nasce solo dalla spremitura di olive a freddo. Un processo già ottimo al quale deve seguire un imbottigliamento senza l’aggiunta di additivi.
Conclusioni nutrizionali
Saper leggere le etichette di un prodotto consente di poter essere consapevoli di quello che si sta ingerendo. La salute fisica, infatti, può essere alterata da additivi o sostanze grasse che interferiscono con il regolare funzionamento degli organi. Scegliere ingredienti di qualità è un dovere che abbiamo nei confronti di noi stessi. Un principio che bisogna seguire anche quando si tratta di condimenti. Saper leggere l’etichetta dell’olio extravergine di oliva biologico rispetta tutte le premesse appena indicate.
Provenienza delle olive, modalità di preparazione, definizione di “olive biologiche”, eventuale integrazione di aromi o sostanze. Indicazioni che, per esigenze di marketing, spesso vengono scritte con caratteri piccoli.
Sapevi che l’olio EVO fa bene al cuore e alla circolazione? Non rinunciare al tuo benessere e, se necessario, fatti aiutare nella lettura dell’etichetta. Scegli il meglio e, quando lo trovi, rimani fidelizzato.